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Museo della Ceramica Casimiro Marcantoni

Museo della Ceramica Casimiro Marcantoni
Chiesa di San Giorgio – Viale Gramsci, 1
01033 Civita Castellana (VT)
Tel 0761 590234 / 3392077494
museo@siatservizi.it
www.comune.civitacastellana.vt.it

Museo della Ceramica Casimiro Marcantoni

Il Museo della Ceramica Casimiro Marcantoni documenta l’attività ceramica di Civita Castellana dalle origini artigiane degli inizi dell’Ottocento fino al maturare della produzione industriale negli anni Sessanta e Settanta del secolo successivo: una storia lunga e in continua evoluzione, in cui il sapere degli antichi artigiani ceramisti si sono fusi con le tecnologie moderne, il lavoro e la fatica dei tanti operai si è unito all’impegno e all’audacia di piccoli e grandi imprenditori, che insieme hanno saputo rendere la ceramica fulcro della vita sociale ed economica, ma anche simbolo di tradizione cittadina.

L’esposizione vanta un ampio numero di ceramiche artistiche prodotte localmente nel corso del Novecento, una ricca collezione di oggetti e strumenti da lavoro, tra cui uno splendido tornio originale, che permettono di toccare con mano il lavoro degli artigiani prima e degli operai delle fabbriche poi, il tutto corredato da interessanti foto d’epoca scattate all’interno delle fabbriche civitoniche. Grazie alle frequenti donazioni private di oggetti e manufatti artistici, recentemente si è dato vita ad un riallestimento nella parte centrale della sala allo scopo di mettere in luce l’attività delle singole fabbriche che hanno avuto un ruolo fondamentale nella produzione artistica civitonica (Sbordoni, Percossi, Vaselli, Marcantoni, Coramusi, F.a.c.i., M.a.i.s.c).

Il museo nasce nel 1995 oggi si trova nei locali dell’ex chiesa medievale di San Giorgio attigua al Liceo Artistico Ulderico Midossi in Viale Gramsci 1. La denominazione scelta per il museo rende omaggio a una delle figure più importanti della produzione ceramica cittadina, Casimiro Marcantoni. Ceramista egli stesso, grazie alla sua esperienza, all’audacia e alla lungimiranza si trasformò agli inizi del Novecento in imprenditore: le due ciminiere che si alzano ancora sul tessuto urbano sono ciò che resta dell’omonima ceramica.